Capitolo 2 - Jir

Mist Ball

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    “Questa creatura...”
    «Nick!»
    “Ha parlato! No, un momento, è mio zio. MERDA, MIO ZIO!”
    «Nick sei li?»
    “Non so se funzionerà ma l’M-EC dovrebbe ricomporre la tua struttura molecolare perfettamente, dovrebbe preservare la tua vita”
    Senza pensarci due volte puntai l’M-EC contro quell’esserino, non potevo permettere che mio zio se ne impadronisse, lo avrebbe venduto a chi sa quale laboratorio per un po’ di fama e la giusta quantità di denaro.
    «Nick dove sei?»
    Lo sentivo sempre più vicino, presto mi avrebbe visto e sarebbe stato difficile spiegare perché ero fermo davanti al buco che il cristallo aveva formato cadendo a terra, superai il buco e mi stesi per terra facendo meno rumore possibile. Mi finsi svenuto.
    «Nick! O mio dio, Nick! Stai bene! Cosa hai?»
    Sono sempre stato un grande attore
    «Io cosa ho? Niente, mi gira solo molto la tes...»
    Finsi di svenire, di nuovo
    «Nick!»
    Mi prese a schiaffi
    “Ma che mi tocca fare?”
    «Nick alzati!»
    «EH, zio, che c’è?»
    «Nick, riesci ad alzarti?»
    «Dove siamo zio?»
    «Nel bosco a bordo città, ricordi? Dovevamo testare l’M-EC»
    «Ora ricordo, cosa è successo?»
    «Un piccolo frammento di cometa si è staccato ed è caduto nel bosco, ti ho perso di vista e quando ti ho trovato eri svenuto»
    «Capisco... cosa... cosa potrebbe essere stato?»
    Mio zio guardò il fosso dietro i miei piedi
    «Probabilmente ti sei spaventato davvero troppo e sei inciampato, nel tuo stato di iperagitazione la caduta ti avrà spaventato al punto da farti perdere i sensi... credo»
    “Come fa a a bersela?”
    «Dove è che siamo?»
    «Siamo quasi ai margini del bosco, riesci a camminare?»
    «Non lo so, non credo»
    «Poggia il braccio sulla mia spalla e andiamo»
    Finsi di zoppicare un po’, mio zio si preoccupava sempre per me, si era anche dimenticato dell’M-EC.
    Ormai era notte, era stata una giornata estenuante ma non potevo addormentarmi così.
    “mio zio domani si sveglierà e si ricorderà dell’M-EC, non mi sarà consentito toccarlo con tanta facilità, devo nascondere quell’essere altrove”
    Se c’era una cosa che adoravo di quella casa era l’albero, un bel melo, bello grosso che arrivava fino al secondo piano di fronte alla mia finestra. Mio zio dormiva al piano di sotto quindi potevo anche consentirmi un rumore di tanto in tanto
    Presi l’M-EC dalla mia borsa, aprii la finestra e mi lanciai contro il melo sperando di prenderlo per davvero.
    Presi uno dei rami più grossi su cui avevo stretto un panno per non scorticarmi le mani, iniziai a andare verso il tronco, da li fu facile scendere.
    “Dove posso nasconderti?”
    Ripensai a tutti i luoghi abbandonati in città, luoghi da cui era impossibile fuggire per lui.
    “La casa abbandonata dei Freda!”
    I Freda si erano trasferiti in America da tempo lasciando incustodita la vecchia casa, strutturalmente era in buone condizioni ed era impossibile entrare senza chiavi, caso vuole che avevo visto Francesco, il figlio dei Freda aprire casa una volta che era senza chiavi.
    “maledizione... ma perché sto facendo tutte queste storie? Magari è anche morto dopo la conversione in energia!”
    Feci uscire quel piccolo mostro dall’M-EC
    «Jir!»
    «Vedo che sei ancora vivo, peggio per me! Ora devo trovare un posto dove nasconderti, quanto vorrei le dannate chiavi della casa dei Freda! Avrei risolto ogni cos...»
    «Jir!»
    Mi sentii in mano qualcosa, aprii il pugno e restai incredulo
    <<questa... questa è una chiave!»
    «Jir»
    Sembrava compiaciuto
    <<come è possibile? Aspetta sarà mica la chiave dei Freda?»
    «Jir>>
    Disse annuendo
    «Tu mi capisci?»
    «Jiiir!»
    «Sai, credo che ti chiamerò Jir, visto che non dici altro, devo essere davvero morto qualche ora fa, tutto questo è assurdo>>
    Andai per curiosità a testare la chiave sulla porta di casa Freda, girava, senza intoppi.
    Aprii la porta, polvere, polvere ovunque ma almeno avevo un posto dove farlo stare.
    Chiusi la porta per controllare lo stato di casa
    «Jir?»
    «Tu ora starai qui, non potrai più uscire da questa casa»
    Jir sembrava quasi triste a sentir quelle parole
    «Io ora devo andare, tornerò a farti visita domani ok Jir?»
    «Jir.»
    Sembrava contrariato
    «Jiiir!»
    “Non riesco a muovermi!”
    «Jir! Jiir!»
    Le porte, le finestre erano circondate da un alone rosato
    “Che razza di piccolo demonio è?”
    Pensai in preda al terrore, riuscii a muovermi di nuovo
    «Jir!»
    Ora sembrava di nuovo felice
    «Jir, io devo andare, non posso restare qui»
    «Jir»
    Non voleva saperne, non potevo uscire, dovevo restare li con lui
    «Mi arrendo, cosa vuoi fare con me?»
    Iniziò a volare
    «Jir, tu voli!»
    Eravamo al buio per evitare di far capire che c’era gente in casa ma riuscivo a vederlo bene anche senza luce: uno spettacolo, ruotava piano, volteggiando qui e li in un vortice fatto di quei piccoli nastrini gialli
    «Jir»
    Si fermò a mezz’aria, alla mia altezza
    «Jir! Sei spettacolare, che poteri hai?»
    «...Jir!»
    «Me l’aspettavo una risposta simile»
    Mentre Jir volava uno dei tre fogliettini verdi si staccò dalla testa, era quello della punta superiore.
    Lo presi e riprovai a leggerlo, aveva degli strani disegni, figure con un occhio solo, simili a lettere
    “Guarda, quella sembra una N”
    “Quella una K”
    “... Un momento”
    Inorridii quando riuscii a capire tutta la scritta, erano solo quattro lettere:
    N I C K
    «Jir? Jir cosa è questo?»
    La palpebra che Jir aveva sulla pancia si aprì, uscì un grosso occhio blu
    «Jir cosa stai facendo?»
    «Jir!»
    Era una voce spaventosa, cupa, rabbiosa
    «JIIIIIR!»
    Diede un ultimo urlo, poi iniziai a non distinguere più nulla, svenni e questa volta per davvero.
     
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